Cave d’ardesia

Le Cave d’ardesia hanno sempre costituito un’importante risorsa economica per il paese di Branzi. Fin dal 1500 nella nostra Val Brembana veniva cavata l’ardesia, allora per un uso propriamente familiare e comunque che non oltrepassava il confine del paese.

In seguito, con la dominazione veneta, si ebbe un timido inizio di commercializzazione di tale materiale, come documentato da concessioni che il Consiglio dei dieci sopra le miniere, rilasciò a famiglie di Branzi, assicurando proprietà e diritti delle cave e relativa estrazione.

Si tratta di roccia quarzifera trasformata da processi dinamici molto intensi durati milioni di anni, in porfiroide sericitico di colore grigio per la zona di Branzi e Carona, e di colore nero per la zona di Cambrembo. Questo porfiroide è facilmente divisibile in lastre molto sottili, che presentano una resistenza grandissima alle alterazioni fisico chimiche, non presentando segni di deterioramento o di lesione di fronte a fenomeni di gelività, salsedine, venti, grandine. Per la sua durezza e resistenza è paragonabile al granito e al gres.

La produzione di ardesia a Branzi e Carona, sagomata alla francese, a squame, al tipo Piemonte, al tipo Valle d’Aosta, in diverse dimensioni e spessori, viene usata comunemente per la copertura dei tetti, per le pavimentazioni ed anche per ornamento di case e muri; viene inoltre esportata anche in molte parti d’Italia e all’estero: Valle d’Aosta, Piemonte, Valtellina, centro Italia, Francia, Germania.

La tecnica della lavorazione dell’ardesia è tipicamente manuale, è facile fermarsi nei loro laboratori ed osservare con curiosità la maestria dei lavoratori. L’abilità dei piöder viene tramandata da padre in figlio: una tecnica fatta di colpi sapienti e morbidi, portati con un martello sulle lastre ricavate a spaccatura, con una pressione decisa fatta con uno scalpello.

CAVA D.E.C.A.

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